PANTOMIMA DELLA VALIGIA BLASONATA
a
CIO' CHE SI VEDE
arteideologia raccolta supplementi
nomade n. 3 dicembre 2009
LE LEGGI DELL'OSPITALITA'
6
pagina
VISIONE con Sposa, Pretendenti, Cameraman e Marinaio

21 sequenze per camera fissa con commenti a latere


1. Ciò che si vede ha l’ampiezza di un campo medio cinematografico che inquadra un vasto ambiente chiuso, deserto e disadorno, polveroso come uno di quei locali di passaggio che si trovano nei piccoli aeroporti di frontiera.



2. Nel centro della sala, giusto sotto una telecamera a circuito chiuso che pende dal soffitto, è collocato un tavolo coperto dal pesante panno verde di un biliardo dismesso su cui è poggiata una valigetta del medesimo colore.
3. Adesso una serie di pesanti biglie di avorio cadono rumorosamente sul pavimento e rotolano via; urtano contro qualche ostacolo e si sentono infine rimbalzare contro un lontano battiscopa (di legno, probabilmente)
Affinché non si creda che la visione promani da una qualche entità metafisica (sia pure intesa nelle sue dissimulazioni di Idea, Immaginazione o Sogno)  è bene chiarire subito che tutto ciò che si vede esiste indipendentemente dalle nostre sensazioni.

4. Negli angoli di questa sala, raggiunti a stento dalla luce dei neon (anzi decisamente bui), crepitano e sfarfallano a vuoto alcune apparecchiature elettroniche pronte a mostrare la loro efficienza tecnica alle persone che intanto hanno iniziato a popolare l’ambiente.

Se nello scenario si inseriscono più uomini viene introdotta la possibilità di un passaggio al tema storico-sociologico; allora, si presenterebbe  la responsabilità di descriverli come uomini del loro tempo e del loro spazio. (i caratteri personali si rispecchiano nel linguaggio come nei luoghi in cui particolari gruppi di uomini amano riunirsi e discutere senza sentirsi in pericolo; talchè la descrizione di queste parti della loro esistenza è parte essenziale della loro stessa descrizione)

5. Sono uomini e donne che si muovono senza premura né allegria. Nonostante la varietà degli abiti e la singolarità delle fisionomie si capisce facilmente che appartengono tutte alla medesima categoria di funzionari pur provenendo da ceti sociali diversi.
Forse anche per questo si scambiano lievi cenni d’intesa agitando un opuscolo giallo, presumibilmente acquistato all’ingres-so per intendere meglio ciò che accade: essi pertanto sono pretendenti.

Questo vuole essere solo un promemoria per dire che qui proprio bisognerebbe avere la capacità vera di descrivere queste persone come uomini concreti in una circostanza tipica del loro particolare demi-monde e illuminarne i molteplici nessi che tutti costoro stabiliscono, tra di loro e con il mondo per intero.

6. Improvvisamente un Cameraman compare sulla scena; è proprio un moscone infaticabile che si vede aggirarsi tormentando tutti ed ognuno con il suo seccante sifone oculare.

Si tratta forse di un emblema per rimarcare che la visione non è fatta di materiali narrativi bensì visivi?

7. Solo ora ci accorgiamo che nella parte bassa dell’intera visione (per così dire: fuori cornice) scorre una scritta luminosa che in varie lingue assicura che questo è precisamente ciò che si voleva farci vedere.
Con tale pronunciamento la visione sembra prendere la parola per congedarsi dagli uomini e mettersi in proprio.
D'altronde con una simile didascalia ogni impresa figurativa diventa proprio come  la morte: riesce sempre, a tutti.


8. Adesso si vede arrivare una giovane donna con una valigia che poggia sul tavolo.
E’ una valigia blasonata, dalla quale, dopo aver tolto manciate di confetti di canfora e biglie di naftalina, estrae un lungo velo da sposa, e lo indossa.


9. Ora la sposa continua a togliere dalla valigetta una molteplicità di cose.
Le prende ad una ad una, trattenendole per un po’ sotto l’occhio della telecamera ambientale, come per sottoporle all’esame di un osservatore occulto; quindi, facendosi largo tra la calca dei pretendenti, di volta in volta le colloca sul pavimento o in una delle apparecchiature elettroniche che finalmente entrano in funzione.

questo è precisamente ciò che volevo farvi vedere

L’inettitudine a penetrare la scorza della visione nel senso della realtà sociale, economica e politica, dovrebbe dissuadere dal proseguire la descrizione di ciò che si vede; ma la nostra epoca, che ha sviluppata più di qualsiasi altra l’indifferenza per gli interessi sociali, permette a chiunque di non curarsi della sorte degli uomini e procedere oltre senza neppure arrossire.

10. Le cose estratte dalla valigia blasonata sono soprattutto cartelli stampati con scritte o immagini, supporti digitali, video o sonori - ma non mancano involti di stoffa con oggetti piccoli come reliquie.
A volte, la sposa, come cedendo all’impulso di un ripensamento, ne ritira qualcuna, che aveva già sistemato, per ricollocarla altrove, riporla nuovamente nella valigia, o anche lasciarla sul panno verde del tavolo, pronta per un’altra sistemazione.

Dal nostro punto di osservazione – benché rialzato dai quattro gradini di una provvidenziale scala a pioli -  seguiamo le complesse manovre della sposa. Non riusciamo però a vedere gli oggetti stessi che la sposa maneggia, e quindi a stabilire se la serie delle cose composte e scomposte si succedono e si raggruppano casualmente o al contrario secondo un piano prestabilito. Per rispondere a questa legittima curiosità bisognerebbe stare dentro la visione, mescolarsi agli altri, avvicinarsi alle  collezioni, distinguere i particolari. Ma per il  momento non ci dispiace affatto che questo aspetto del lavoro compiuto dalla sposa rimanga inafferrabile.

11. Mano a mano che le cose estratte vengono deposte in terra o baluginano sugli schermi, tra i pretendenti scorre un fremito che ne accresce il fermento.
Ogni singola cosa che viene fuori dalla valigetta sembra sottoposta ad un loro attento esame previa consultazione dell’opuscolo giallo, che non abbandonano mai, come fosse un libretto d’opera fra le mani del pubblico di un teatro lirico o un catalogo di oggetti messi all’asta.

Benché la visione vive attingendo soltanto da sé stessa e ogni avvicinamento reale ci è negato, tuttavia dalla nostra postazione fissa è possibile percepire che l’esame ravvicinato da parte dei pretendenti sta suscitando una certa tensione che ci autorizza a sospettare che non tutto è affidato alla benevolenza del caso o del capriccio.

12. Frattanto la sposa ha toccato il fondo.
La valigia oramai è completamente vuota.
Allora la donna si toglie il velo e lo abbandona sul tavolo per unirsi alle eccitate conversazioni dei pretendenti.

13. Nell’esalazione acuta dei tarmicidi che bruciano agli occhi e ispessiscono la lingua, le sequenze visive rallentano per fermarsi  infine sul fotogramma dei pretendenti che scrutano il cumulo delle cose squadernate dalla sposa dappertutto, come nello spulcio di un mercatino domenicale.

Chi ha preparato gli imbarchi e gli sbarchi di tale assortimento di cose pensava certamente di metterle in salvo! Come si spiega, altrimenti, la cura dei cellophane e delle naftaline per proteggere tanta roba da nulla, senza gloria e senza avvenire?

14. Trascorre un tempo indefinito con la visione in stallo, immobile in ciò che si vede ma non per ciò che si ascolta, né per ciò che si fiuta e si assapora nell’aria ormai viziata del locale.

15. La visione riprende ad animarsi improvvisamente quando un uomo barbuto, un poco pingue e abbronzato come un marinaio, avanza verso il tavolo recando con sé una valigetta di metallo rossa che poggia sul tavolo accanto a quella verde.

16. Adesso, il marinaio barbuto, con in testa il velo della sposa, inizia a raccogliere tutte le cose sparse in precedenza, infilandole  alla rinfusa nella valigia verde o abbandonandole sul panno da biliardo.

17. Terminato il recupero, eseguito in fretta e senza riguardi come in una confisca giudiziaria, il marinaio barbuto depone nel mucchio anche il velo da sposa; quindi rimbocca la gran pezza di panno facendone un verde fagotto informe che rinserra infine con una robusta fune di canapa, passata più volte sotto il piano e tra le gambe del tavolo.

18. Intanto che il marinaio barbuto si allontana in amicizia con il cameraman tv, vediamo la ex-Sposa farsi largo tra i pretendenti e con un gesso bianco scrivere sul panno verde del fagotto LE LEGGI DELL’OSPITALITÀ.

Non si creda di aver assistito sin qui ad un fatto straordinario; sebbene proprio ciò vogliono far intendere coloro che in convegni di tal fatta perpetuano il mistero della società colta (da tempo impegnata nell’equivoca fatica di rendere eccezionale il quotidiano e casuale la necessità), procurandosi un godimento singolare ed esclusivo, del tutto incomprensibile agli spiriti sinceri, pratici e in buona salute.

19. Accalcati attorno al tavolo affagottato, i pretendenti consultano l’opuscolo giallo prima di infilarselo sgualcito in tasca e allontanarsi compiaciuti, conversando tra loro in una lingua assolutamente indecifrabile.

Se volete sapere esattamente di che materiale sono fatte le illusioni andate in luoghi dove si imbandiscono cose di questo genere.

20. Mentre le lettere luminose continuano a giurare che ciò che si vede è proprio ciò che si voleva far vedere, a noi è proprio venuta voglia di andare a farci quattro risate all’aria aperta.

Fuori, un violento acquazzone ripulisce i marciapiedi dai rifiuti accumulati per lo sciopero ad oltranza dei netturbini comunali. 

[ così finisce ciò che si vede ]


pagina